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Chloe - La partenza



Avevamo progettato di imbarcare come emergenza due serbatoi di acqua potabile, il doppio del fabbisogno della la traversata, e di produrre giornalmente acqua desalinizzata che avrebbe soddisfatto il necessario come acqua per bere e per usi vari.

Il progetto era anche di mettere in funzione il desalinizzatore, dopo la lunga pausa di non uso, la mattina della partenza anticipando il nostro risveglio.

Infatti, contrariamente alle abitudini ormai consolidate, il 23 novembre alle otto eravamo tutti operativi, il via era per le 13.

Salpiamo in anticipo, salutati da Anna Maria e dai nostri vicini di barca, per cominciare a fare acqua fuori dal porto, ma una volta fuori…….. sorpresina: messo in moto il desalinizzatore, da un raccordo fuoriusciva una grande quantità di acqua. Mattia e Fabio armeggiavano nel gavone cercando di tamponare il problema, nel trambusto si perde un pezzo del raccordo. Ormai mancava un’ora alla partenza. Bisognava prendere una decisione.

Le possibili soluzioni erano di correre a terra a procurarsi dell’altra acqua potabile in bottiglia, ma si correva il rischio di non arrivare in tempo sulla linea di partenza e quindi essere squalificati.

Altra possibilità era quella fare la partenza e tornare indietro a procurarsi il pezzo e partire con un giorno di ritardo: bella regata!

Tutti i preparativi vanificati da una avaria.

La tensione di tutti aumentava, sul viso di ognuno si leggeva amarezza e preoccupazione.

La voce di Fabio dal gavone di poppa, accendi, proviamo. Ok, tutto è ok, non c’è perdita!

Superato il grave problema ci concentriamo sulla partenza. Di fronte a una regata di 2800 miglia una partenza all’ultimo sangue in mezzo ad una flotta di 200 e passa barche era sicuramente una scelta stupida, si poteva partire con calma, alla larga della mischia e sicuri dagli “autoscontri”.

Tra il dire e il fare però, c’è di mezzo il mio spirito eccessivamente competitivo. A un minuto dal segnale, in prossimità della linea, ci troviamo circondati da un muro disordinato costituito da decine e decine di barche di tutte le dimensioni che si andava imbottigliando verso una strettoia costituita dalla nave giuria e un altro muro che proseguiva in senso opposto. Strambo, la partenza era data di poppa, e proseguiamo in senso opposto alla direzione di partenza trovando fortunatamente spazio tra gli altri concorrenti e tra decine di barconi a motore pieni di turisti con macchine fotografiche.

La tensione cresceva, il pericolo di collisione era reale e vicinissimo. Il vento comunque era debole e noi proseguivamo con sola randa con conseguente lenta pesantezza. Superato il muro viriamo e ci rimettiamo in rotta verso la linea, la flotta si era nel frattempo spostata verso destra e si era creato un buco tra la nave giuria e il muro di autoscontro, mi ci infilo dentro. Il via. Una micro barca era sulla nostra prua, a dritta due barche, eravamo lenti, troppo lenti, urlo di issare il gennaker, l’equipaggio era titubante, temeva di aumentare i problemi, urlo di nuovo di issare il gennaker, finalmente la barca con la nuova vela prende potenza e velocità, orziamo e riusciamo a passare sopravvento superando tantissime barche.  Ormai eravamo nel vento pulito, andavamo forte.

L’adrenalina dava eccitazione, lucidità, euforia. Meraviglioso.

Giuseppe




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